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Occhiali per tutte le occasioni, ricetta per cambiare prospettiva.

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Indossiamo tutti degli occhiali…

<<La vita è come uno specchio: ti sorride se la guardi sorridendo>>.
(Jim Morrison)

Anche se tutti ne facciamo esperienza (e quotidianamente), non sempre ci rendiamo conto di quanto, in realtà, siamo in grado di modificare la nostra percezione del mondo in base al nostro stato d’animo, a come ci sentiamo, se abbiamo dormito bene o male…se abbiamo fatto un sogno o un incubo…

Non ce ne accorgiamo perché è un po’ come se fossimo tutti in parte miopi, talmente tanto avvezzi a guardare il mondo tramite le lenti degli occhiali, da non renderci più nemmeno conto di indossarne. Eppure quegli occhiali sono proprio lì: appoggiati al nostro naso.

Certo, non si tratta di montature vistose o dalle colorazioni sgargianti. E nemmeno di montature visibili specchiandoci ovunque. Eppure questi occhiali “psichici”, a cui talvolta sembriamo affezionarci talmente tanto da non volerli togliere, modificano le nostre percezioni. E, senza che noi possiamo rendercene conto, talvolta addirittura ci impediscono di vedere qualcosa che c’è, o, al contrario, c’inducono a vedere ciò che non c’è.

Come funzionano gli “occhiali psichici”:

Sono il colore delle lenti (bianco, giallo, azzurro, grigio, giallo, rosa, rosso, nero…) e la loro forma (a cuore, a stella, a cerchio, a quadrato…) a cambiare radicalmente non solo il nostro modo di percepire ciò che ci accade e il modo in cui ci accade, ma anche la nostra reazione ad esso, rischiando di instaurare, di conseguenza, quello che, a tutti gli effetti, potremmo dunque definire come una sorta di “circolo vizioso”.

L’esempio può divenire immediato se pensiamo a come cambia il modo in cui vediamo il mondo quando siamo innamorati. Sembra tutto “rose e fiori”, o no? Tutto così bello…
Oppure quando, nella situazione inversa, ci sentiamo insicuri, magari in vista di un esame, riguardo al nostro aspetto fisico, o riguardo alle relazioni. Le lenti che indossiamo, in questo caso, hanno un potere particolare: quello di far apparire tutto ciò che potrebbe minare tali insicurezze (e aumentare, di conseguenza, la nostra autostima) come una pura casualità. L’esame non è andato bene perché ho studiato e sono preparato, ma perché il prof era ben disposto…Il complimento che mi hanno fatto non deriva dal fatto che sono bella/o, ma da una pura gentilezza. L’uomo (o la donna) che mi piace non mi sorride perché mi trova carina/o, ma per educazione…

Portare troppo a lungo lo stesso paio di occhiali: rigidità ed esclusività di visione…

Il problema che s’instaura, allora, soprattutto se, a lungo andare, non impariamo a riconoscere le lenti che stiamo indossando è che queste diventino al punto rigide e incistate nel nostro sguardo, dal finire col farci dimenticare che esistono delle alternative. Diventando, in altre parole, delle sorta di “paraocchi” in grado di mostrare solo una piccola porzione del mondo. E l’unica che resta in linea con il nostro modo di guardare. Così che, se sono insicuro, vedrò solo le mie insicurezze e tutto ciò che potrà sostenerle, arrivando fino al punto di autosabotarmi, se non addirittura di evitare mettermi in gioco (“non lo provo questo esame, tanto so che non va bene”, “non lo indosso quel vestito, perché tanto già so che mi sta male”, “non glielo dico a quella persona che mi piace, perché comunque mi rifiuterà…”).

Ciò che dimentichiamo, a questo punto, è che invece, dentro di noi, è come se avessimo un’intera occhialeria a disposizione, con migliaia e migliaia di lenti, tutte diverse tra loro.

C’è sempre un’alternativa…

E, certo, anche se non saremo mai in grado di toglierci definitivamente gli occhiali e vedere il mondo davvero come ciò che è (perché, comunque sia, ogni stimolo in ingresso dentro di noi, bene o male, è sempre in parte filtrato dall’organo che guarda, ovvero dalla nostra psiche), possiamo comunque imparare a cambiare occhiali ogni volta che occorre. E ad affinare il nostro sguardo, affinché si abitui a guardare da lenti sempre più imparziali, sempre più trasparenti.

La pratica del nostro centro clinico, attraverso il metodo analitico archetipico, ce lo dimostra ogni giorno. Cambiare prospettiva non solo rinforza il nostro senso di essere noi stessi, ma ci permette di imparare a dare spazio a tutte quelle parti della nostra psiche che l’occhiale monocromatico, indossato fino a quel momento, non avrebbe mai permesso di considerare. Nutrendole e concedendo loro quello spazio d’azione che, inevitabilmente, andrà a minare e a spezzare il circolo vizioso della rigidità di visuale. Cambiando radicalmente il nostro modo di porci nei confronti della vita. E di noi stessi.

Restituire profondità alla visione, vedere in trasparenza…

Grazie alla psicologia archetipica, insomma, che restituisce ad ogni visione un senso profondo e denso di significato, è dunque possibile imparare a cambiare occhiali aprendoci, dunque, a una nuova possibilità di vedere noi stessi che mai avremmo pensato esistesse, mettendo in luce qualità e doti che mai avremmo pensato di avere. E che, pure, erano sempre state lì, proprio sotto il nostro naso.


Dott.ssa Michela Bianconi e Dott.ssa Angela Paris

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